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Giocare con le fiabe: l’interpretazione

Il mio gioco preferito in assoluto è saltare sul letto.
Più che un gioco è uno sport, mi alleno quotidianamente. Uso il letto della Ragazza e del Tipo Alto – specie se appena fatto – come fosse il tappeto elastico del parco giochi e mi esibisco in evoluzioni degne de Le Cirque du Soleil. Il numero che preferisco è la caduta di culetto: salto più in alto che posso e cado sul didietro rimbalzando. Il tutto accompagnato da un sonoro “Yu-Fuuuu!”. Una volta il mio grido di battaglia è stato seguito da uno “SBADABAUM” e due doghe in puro legno Eminflex si sono abbattute sul pavimento. Le avevo scardinate.

Ma non è di questo che vorrei parlarvi oggi. Saltare sul letto è la cosa più divertente del mondo, ma non mi sembra un argomento molto interessante per un guest post (anche se, in effetti, l’atterraggio di ginocchia sulle costole del Tipo Alto ha regalato momenti indimenticabili che un giorno vi racconterò). Oggi vi illustrerò il mio secondo gioco preferito, che è l’interpretazione delle fiabe.

Siete pronti? Bene. Prendete… niente, serve solo un po’ di immaginazione e tanta tanta complicità. Le regole sono… nessuna, anzi una sì: crederci davvero. E così succede che, nel bel mezzo di una seduta di pittura ad acquerello, di una composizione di puzzle, o perché no di un bed jumping, io piagnucoli la frase magica “Mmmm, non posso andare al ballo, SIG SOB SOB”, che la Ragazza si trasforma immediatamente nella Fatina Smemorina. Cerca la bacchetta magica nella sua manica e la trova sempre. Magia. Cioè, la bacchetta non c’è veramente, però noi la vediamo, per noi esiste.

E allora corro a prendere una zucca che non c’è e BIDIDIBODIDIBÙ lei la trasforma in una sontuosa carrozza, e io non l’ho mai vista una carrozza, però la immagino e ogni volta è sempre diversa e sempre più bella. Poi prendo i miei pupazzetti e BIDIDIBODIDIBÙ, li tramuta in eleganti cavalli bardati. A quel punto le faccio notare che non posso andare al ballo con quegli stracci addosso e allora BIDIDIBODIDIBÙ, lei li trasforma in un abito da sogno e io mi guardo e non ho più la tuta viola, ma un vestito vaporoso fatto di tulle, organza e velo, pieno di nastri e lustrini e ho una coroncina sbrilluccicante in testa. Sono bellissima. Quindi corro al ballo, a volte con la carrozza a volte direttamente a cavallo di un cuscino, di uno splendido destriero.

E certe volte arriva il Tipo Alto che non è più il Tipo Alto ma è il Principe Azzurro, che mi prende e mi fa ballare, girare e io butto indietro la testa come fanno quelli che danzano davvero. E allora la favola è tutta intorno, sopra, sotto, dentro, la favola siamo noi.

E alla fine torniamo a dipingere, a incastrare il puzzle, a saltare sul letto, come niente fosse stato. Perché lo sappiamo che basta solo un “Toc, Toc” “Chi è?” “Sono il lupo!” e la favola ricomincia.

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Un grazie ad Alice, la bimba blogger che racconta quello che le mamme e i papà blogger non dicono perché semplicemente non stanno dall’altra parte, l’ospite perfetta per il nostro Gioco blog!